La chiesa è inserita nel
cimitero, situato a circa duecento metri
dall'abitato sulla destra
della attuale viale Marconi.
R. Delogu, in base a valutazioni e confronti stilistici, ne fa risalire
la costruzione agli
ultimi anni della seconda metà del 1200; alle stesse
Prospetto frontale
conclusioni cronologiche
erano giunti prima di lui D. Scano e C. Aru.
Se Fattuale edificio
presenta, infatti, caratteri stilistici tardo- romanici
con qualche elemento gotico,
è anche vero però che l'esistenza
in questo sito di una chiesa
intitolata a San Pietro di Ponte è documentata
in date molto precedenti.
Orientato a sud-est,
l'edifìcio ha la facciata divisa in tré
specchi da due lesene lunghe
e strette, costituite da blocchi sovrapposti
e scanalati frontalmente. Le
lesene sono unite tra loro e con le paraste
angolari da tré serie di
archetti pensili di vario genere -a sesto acuto,
trilobati, ad una, a due e a
tre ghiere - che poggiano su mensole strette
ed alte con scolpite teste
di toro, modanature a tori e listelli, semplici
Nelle lunette degli archetti
sono visibili gli incavi che prima contenevano
le ciotole policrome maiolicate,
di cui resta solo qualche piccola traccia.
L’ordine è sormontato da un
alto frontone che presenta, al centro,
una minuscola e
sproporzionata bifora dagli archi ogivali separati da
una tozza colonnina. Lo
corona un campanile a vela con una luce ad
arco a sesto acuto, decorato
da archetti rampanti ogivali e a tutto sesto
ciascuno con le lunette
munite d'incavi per le ciotole maiolicate
di cui è sufficientemente
chiara solo quella centrale raffigurante S. Pietro
Al'centro della facciata si
apre il portale dall'arco a pieno centro
estradossi a conci diseguali
(sui quali un tempo erano incastonate le ciotole policrome)
e sormontato da un sopracciglio, dall’arco sempre a tutto sesto,
nascente da due piccole mensole
modanate a gradini.
Nel prospetto laterale
destro c'è una porta murata simile il suo architrave è però
meno alto del precedente ed,
inoltre, non sembra che le mensole che lo reggono,
arrotondate verso l'interno,
fossero decorate.
I muri laterali sono
coronati da archetti pensili simili, anche per i
a quelli della
facciata: ve ne sono a sesto acuto, alcuni dei
quali con l'intradosso
modanato a zig-zag, e trilobati, ad una o più ghiere .
Particolare del campanile a vela
Le lunette di alcuni
archetti sono ornate da teste di toro, sottili
transenne e croci greche;
queste ultime sono sorrette da mensole a forma
di mano . Nel prospetto
posteriore, a capanna e privo di decorazione,
sporge il corpo semicircolare dell'abside
dalla copertura
a falda impercettibilmente
inclinata verso l'esterno e aggettante
alcuni centimetri rispetto
al filo della muratura; al centro di essa è visi-
bile il perimetro di una
finestrella architravata, attualmente murata e
all'interno completamente
nascosta dall'intonaco.
La chiesa ha in pietra
squadrata la facciata, le lesene angolari, le
decorazioni ed il contorno
dell'oculo situato nel prospetto posteriore
in asse con il colmo del
tetto; il resto della muratura è in pietrame e malta.
I prospetti laterali esterni
sono purtroppo seminascosti dall'addossarsi
di magazzini, loculi e
cappelle mortuarie costruiti in questo secolo.
All'interno presenta una
sola navata rettangolare chiusa, a
sud-est, dalla absidiola
semicircolare sottolineata da un arco a tutto sesto,
dall'archivolto ed il
sottarco in conci di pietra, impostato su due
mensole di cui, quella a
destra, priva di decorazione; l'altra, ornata da
Particolare della bifora al centro del fronte
La copertura, a capriate e
scandita da due arconi ogivali a diaframma,
è gotico-catalana ed
evidentemente posteriore al primo impianto
dell'edificio, poiché uno
degli arconi che la sorregge ha l'imposta sopra
l'arco di scarico e
sull'architrave della porta laterale murata: fu dunque
probabilmente, di carattere
statico il motivo del tamponamento della porta.
Da questa analisi si può
dedurre che lo stile architettonico del S. Pietro
non corrisponde alla più
antica documentazione storica. Nelle
sue strutture non resta,
infatti, alcuna traccia dell'edificio, verosimilmente
tardo-bizantino, donato a S.
Vittore nel '119; e, perciò, .probabile
che i Vittorini abbiano
ricevuto o ruderi o, dato che nella costruzione
non vi è traccia di
materiale di recupero, soltanto il sito che conserva
il nome del Santo cui era
intitolata la chiesa che un tempo vi sorgeva.
Se il S. Pietro s'inserisce perfettamente nel
contesto architettonico
della seconda metà del XIII
secolo per i suoi moduli spaziali e per la
sua apparecchiatura muraria,
altrettanto bene rappresenta il periodo
Gli ultimi decenni del 1200
sono, dal punto di vista artistico, di
transizione dal romanico al
gotico e motivi dell'uno e dell'altro stile si
fondono negli edifìci
religiosi, soprattutto in quelli minori: la nostra
chiesetta costituisce, in
questo senso, un esempio significativo. I suoi
decoratori, presumibilmente
locali, si ispirarono a gran parte delle
chiese esistenti nei paesi
circostanti, sia romaniche del 1100, sia già
gotiche, sia, soprattutto,
tardo romaniche, dando così vita ad un linguaggio
colorito ed estremamente
vario, definito dal Delogu «una sorta di esperanto decorativo».
particolare degli incavi che contenevano le ciottole maiolicate
prospetto laterale destro
si puo notare l'ex ingresso laterale murato
Nel S. Pietro di ponte vi è
un altro elemento,
la croce greca scolpita in
una mensola del prospetto laterale destro.
In nessuna chiesa romanica
sarda ho trovato esempi cui potermi riferire
sia per la fattura della
croce che per la mensola a forma di mano
che la sorregge.,In Egitto,
la croce ansata tra le mani dei mortali esprimeva
l'augurio di un'eternità
felice in compagnia d'Iside e Osiride
L'unione croce-mano, nel S.
Pietro di Ponte, potrebbe esprimere lo
stesso concetto, adattato,
naturalmente, alla religione cristiana e usato
forse ormai
inconsapevolmente dagli scalpellini quartesi. Non mi sembra,
infatti, troppo fantasioso
ipotizzare che tale simbologia sia stata
introdotta nella cultura
sarda tramite quella punica (alla cui base vi
era, oltre la fenicia, la
componente egiziana) , che penetrò nella prima
tanto profondamente da
integrarsi con essa ed originare quindi
Nel riprodurre tutti questi
temi ornamentali, ricordati forse mentalmente,
i «picaperderis» quartesi
hanno rivelato abilità tecnica e, soprattutto,
moltissima fantasia: ciò
costituisce l'aspetto più interessante
della nostra chiesetta. Non
escluderei l'intervento dei maestri scalpellini
in epoche successive, per
restaurare alcuni archetti mal ridotti e ricostruirne
altri scomparsi: il sesto
archetto (partendo dal prospetto posteriore)
del fianco destro è, per
esempio, diverso e certo più tardo degli
altri per la sua particolare
fattura tra il trilobato e l'inflesso. Come
fa notare D. Scano, il
frontone venne ampliato posteriormente; opera
postuma è anche il
cornicione aggettante che lo sovrasta ed il campanile
a vela ornato da archetti
pensili e ciotole policrome. Gli archetti
pensili a tutto sesto ed a
sesto acuto, tutti ad una sola ghiera, sembrano
non di recupero ma
un'imitazione mal riuscita di quelli medioevali.
particolare delle lunette del prospetto laterale destro
Note bibliografiche
"Quartu S. Elena Arte religiosa dal Medioevo al Novecento" di IDA FARCI
prospetto laterale sinistro
particolare delle lunette del prospetto laterale sinistro
particolare dell'abside
vista dell'altare
particolare capitello abside
particolare del retro e l'abside
particolare interno dell'ex porta murata, in sovrapposizione vediamo uno dei due archi ogivali costruiti in un secondo impianto più recente